Bayesian: il responsabile dei sommozzatori dei Vigili del Fuoco ha ripercorso le operazioni di recupero dei corpi delle vittime.
Le operazioni di recupero dei corpi delle vittime del naufragio del Bayesian, affondata al largo di Porticello, Palermo, lo scorso 19 agosto, hanno lasciato un segno indelebile nei soccorritori. In particolare, il ritrovamento del corpo di Hannah Lynch ha profondamente toccato i sommozzatori dei Vigili del Fuoco, che hanno affrontato condizioni estremamente difficili per portare a termine il loro compito.
Bayesian: il recupero dei corpi
Il recupero dei corpi dei dispersi all’interno del relitto del Bayesian si è rivelato estremamente complicato per i sommozzatori dei Vigili del Fuoco. Giuseppe Petrone, il responsabile nazionale dei sommozzatori, ha coordinato l’intervento e descritto l’operazione in un’intervista a La Repubblica. “L’abbiamo gestita in totale sicurezza grazie alla preparazione di 27 sommozzatori, tra i quali 11 sub speleologi e 8 abilitati all’uso di miscele in fase di decompressione. Questo genere di immersioni hanno tempi di circa 50 minuti compatibili con un tempo di permanenza sul fondo di 13/14 minuti”
Il racconto del recupero di Hannah Lynch
Tra i momenti più difficili dell’operazione, Petrone ha menzionato il recupero del corpo di Hannah Lynch, la giovane figlia di Mike Lynch, deceduta con lui nel naufragio. “Lei era la più lontana, e avanzare di un solo metro significava fare 4 o 5 immersioni alla volta,” ha ricordato Petrone. La barca, adagiata sul lato destro, presentava numerosi ostacoli, rendendo ogni movimento estremamente complesso e faticoso. Nonostante ciò, i sommozzatori hanno proseguito con determinazione, spinti dal desiderio di restituire i corpi delle vittime alle loro famiglie. Parlando di Hannah Lynch, Petrone ha espresso profonda tristezza: “Avrebbe dovuto scrivere pagine di vita importanti, ma la storia è andata diversamente.” Pur non potendo commentare sulle possibilità di salvezza delle vittime, Petrone ha ribadito l’impegno assoluto dei Vigili del Fuoco nel tentare ogni possibile soccorso: “Hannah è stata anche la vittima per la quale ho provato più compassione: avrebbe dovuto scrivere pagine di vita importanti, ma la storia è andata diversamente”
Il coraggio e la determinazione dei soccorritori
Petrone ha sottolineato come non ci siano stati momenti di pericolo per i soccorritori grazie alla rigorosa organizzazione dell’intervento. “Avevamo 2 operatori all’interno della barca, 4 addetti alla sicurezza in acqua e 2 in superficie,” ha detto. Tuttavia, la fatica e la necessità di decompressione hanno imposto frequenti pause, rendendo l’operazione ancora più impegnativa. Infine ha detto: “Non sono in grado di dire se queste persone potevano salvarsi, non conosco l’evoluzione degli eventi. Vorrei solo dire che per soccorrere queste persone, i Vigili del fuoco avrebbero fatto qualsiasi cosa”.